Il vino invecchiato è davvero più buono? E’ la domanda delle domande. Nata per mettere in difficoltà anche gli intenditori della bevanda di Bacco e per gettare nello sconforto gli appassionati a cui è stata regalata quella bottiglia vecchia di annate e di inestimabile valore. Almeno sulla carta. Perché l’interrogativo è dietro la porta: siamo davvero sicuri che tutti i vini con il passare del tempo diventino più buoni?

Prima di dare una risposta alla domanda delle domande cerchiamo di analizzare perché è importante per un vino la fase dell’invecchiamento e perché è importante conservare correttamente il vino nelle nostre case.

Vino invecchiato

Il tipo di invecchiamento non è mai uguale ma cambia a seconda delle uve raccolte, dell’annata, del tipo di vitigno e delle caratteristiche specifiche per ogni vitigno.

PERCHE’ IL VINO INVECCHIA?

Il tipo di invecchiamento che subisce il vino non è mai uguale ma cambia a seconda delle uve che vengono raccolte, dell’annata, del tipo di vitigno e delle caratteristiche specifiche per ogni vitigno. Nei vini rossi, ad esempio, la presenza di polifenoli e l’acidità conferiscono al vino, in generale, una conservazione più lunga e una maggiore qualità. L’elevata presenza di tannini nei vini rossi fa sì che si prestino maggiormente alla fase di invecchiamento durante la quale i tannini si decompongono dando vita ad un vino più morbido.

Se i rossi, per la loro stessa composizione, con il tempo migliorano, la stessa cosa non si può dire dei vini bianchi che, al contrario, hanno bisogno della giusta acidità data dall’acido tartarico per sprigionare il meglio di loro stessi. Caso ancora diverso per i vini bianchi dolci che, a differenza dei secchi, posseggono alti quantitativi di zucchero e acidità e sono, quindi, più adatti all’invecchiamento.

I VARI TIPI DI INVECCHIAMENTO

Vino invecchiato

Esistono due tipi di invecchiamento: quello in botte e quello in bottiglia. Il primo indicato per i vini rossi, il secondo per i bianchi

Esistono due tipi di invecchiamento, quello in botte e quello in bottiglia. Il primo è particolarmente adatto ai vini rossi, per l’evoluzione positiva dei polifenoli: il legno, infatti, è dotato di una certa porosità che cede al vino piccoli quantitativi di ossigeno. Si tratta, però, di una tecnica che non è adatta ai vini semplici destinati al consumo immediato perché durante questa fase, sia nei mesi estivi che in quelli invernali, il livello del vino cala e l’aria prende il posto della bevanda. Si tratta di una fase molto delicata perché l’ossigeno può essere responsabile di malattie e alterazioni del vino, trasformandolo in aceto, e in questa fase occorre procedere con la colmatura che consiste nell’aggiunta, di volta in volta, del vino necessario affinché non si formi troppa aria all’interno della botte.

L’invecchiamento in bottiglia, invece, è una tecnica utilizzata soprattutto per i vini bianchi ma anche per i vini rossi anche se, in questo caso, più che di invecchiamento occorre parlare di affinamento. Attraverso la tecnica dell’invecchiamento in bottiglia non ci sono pericoli rilevanti per il vino perché l’ossigeno entra nella bottiglia solo in piccolissime quantità.

AFFINAMENTO DEL VINO “SUR LIES”

Si tratta di una tecnica di affinamento indicata principalmente per i vini bianchi non fruttati che consiste nel fatto che i vini vengono affinati sulla feccia formata dai lieviti già fermentati. Si tratta di una tecnica che utilizza indifferentemente botti in legno, bottiglie o contenitori in acciaio.

Se la produzione del vino non è affatto semplice e richiede delle conoscenze specifiche, ancora più difficile è la conservazione del vino a casa dopo averlo comprato. Perché non tutti sanno che, una volta acquistato, il vino necessita di alcune accortezze per essere conservato al meglio. Una di queste sarebbe l’allestimento di una sorta di cantina all’interno della propria abitazione dove metterlo al riparo dal sole e da altri aspetti che potrebbero rovinarlo per sempre.

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