Ad ogni cibo, ad ogni portata, il proprio vino. E’ questa la regola suprema da tenere bene a mente per fare bella figura con amici, parenti ed invitati ai pranzi e alle cene.
Ma come decidere la giusta sequenza di servizio del vino?
Per rispondere a questa domanda abbiamo “interrogato” Gabriele Di Biase, sommelier della Tenuta Terresacre. Consapevoli che ci sono delle regole alle quali non ci si può proprio sottrarre, oggi vogliamo donarti una piccola “chicca” che ti aiuterà a rendere pranzi e cene più facili da gestire.
In generale si può dire che la giusta sequenza di servizio del vino deve sempre partire dalla degustazione dei vini più giovani con una gradazione alcolica più bassa e con i colori più chiari. In apertura di pranzo o cena, quindi, spazio a spumanti bianchi o rosati e solo dopo rossi più importanti.
REGOLA 1 – ATTENZIONE ALLA GRADAZIONE ALCOLICA
C’è una regola ben precisa da tenere a mente, quindi, che è quella della gradazione alcolica, dell’annata del vino e del suo colore, con l’unica eccezione che è rappresentata dal momento di servizio del dolce. In quel caso si può bypassare questa regola perché assieme al dessert possono essere serviti anche vini spumanti aromatici o vini passiti, a seconda del tipo di dolce diverso che viene servito a chiusura di pasto.
REGOLA 2 – IMPORTANTE LA SCELTA DEL CALICE GIUSTO
Nel servizio da vino va escluso a priori il bicchiere basso per l’acqua e i distillati. Bisognerà, quindi, sempre utilizzare dei calici con lo stilo e un piede. Si tratta di un bicchiere che ci aiuterà a mantenere distante la mano dalla bevuta, perché il calore della mano potrebbe riscaldare il vino contenuto all’interno del bicchiere e, di conseguenza, alterare il sapore del vino ma anche il momento della fase olfattiva. Se, per esempio, ci si è spruzzati un profumo molto forte questo potrebbe alterare i sentori del vino.
Sì, quindi, a calici in cristallo trasparente perché ci danno la possibilità di apprezzare il vino dal punto di vista visivo: con la roteazione del calice potremo osservare alcuni aspetti visivi come il colore del vino e anche apprezzare dal punto di vista olfattivo tutti gli elementi che lo compongono.
REGOLA 3 – OGNI VINO HA IL PROPRIO CALICE
Sì, non si scappa a questa regola. Non tutti i calici sono adatti ad ogni tipologia di vino. Anzi è proprio vero il contrario.
La flute è ideale per i vini spumante brut, che non hanno residui zuccherini.
La coppa champagne è andata molto in disuso e attualmente dello champagne mantiene solo il nome mentre si usa per i vini spumanti aromatici. Lo champagne e gli spumanti metodo classico andranno sempre serviti nella flute che andrà riempita per intero in maniera da sottolineare il perlage, le “bollicine” che si sprigionano al momento del servizio dello spumante.
Per i vini bianchi giovani o di qualche anno bisognerà utilizzare un calice con la forma a tulipano media con la leggera chiusura che concentra i profumi al naso. La stessa tipologia di calice potrà essere utilizzata anche per i vini rossi giovani.
Quando, invece, la struttura del vino diventa più complessa sia per i bianchi che per i rossi si dovrà optare per un calice con la forma a tulipano più ampia e con il bordo svasato: si tratta di una forma che andrà a mettere in evidenza i tantissimi profumi del vino senza il rischio che possano essere persi. In più una forma ampia ci permetterà una migliore ossigenazione del vino.
Per i vini passiti e liquorosi, invece, sì ai bicchieri dalle forme più piccole.
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